Il Sacrificio

Rumbur Pakistan

E’ rimasto solo lui, Gulistan nel tempio aperto, insieme col figlio. Gli altri uomini sono scesi verso il villaggio, portandosi via i corpi delle oltre trenta capre, che lui stesso ha sacrificato, una ad una, durante il il rito che saluta la venuta degli dei, nei giorni del Chaumos, la festa del Solstizio d’Inverno del popolo Kalash. E’ rimasto solo lui, ed ora si prepara a legare i piedi dell’ultima capra uccisa, quella che gli spetta, dopo aver assolto al compito più duro e difficile, l’aver sacrificato gli animali ed aver cosparso il loro sangue sull’altare e sul fuoco, dove bruciavano rami di ginepro. Poi scenderà anche lui, insieme al figlio, verso il paese, e si uniranno alla festa, che durerà ancora diversi giorni, con danze e fuochi fino a tarda notte, bevendo il vino nuovo e mangiando la carne degli animali sacrificati. Nella cultura Kalash, la capra è l’unità di base della ricchezza, in una economia di agricoltura e pastorizia. Una mucca vale sei capre ed una casa può valere otto mucche. Ma durante la festa del solstizio d’inverno, alcune capre vengono sacrificate alle divinità, durante una cerimonia che coinvolge tutti i maschi del villaggio, giovani e adulti, all’interno del tempio aperto, nella parte alta del villaggio. Ma poi la sera, alcune famiglie decidono di svolgere il sacrificio all’interno della loro abitazione, per purificare il luogo dove vivono, e dividere con il resto degli abitanti l’animale sacrificato, in una cena comune. Questa popolazione dell’Hindu Kush, vive in simbiosi con le loro greggi di capre, ed i bambini giocano fin da piccoli con questi animali, ma sanno che sono anche la fonte di sostentamento della comunità, e prima o poi dovranno accettare il loro triste destino. Questo è il “Natale Pagano” dei Kalash, dal quale forse traggono origine i nostri festeggiamenti natalizi, e che loro praticavano ancor prima dell’avvento cristiano.